La seduta è sospesa

Intervista a Mariella Sellitti, autrice del romanzo “La seduta è sospesa” (ed. Alter ego), un avvincente thriller ambientato nella “stanza dei bottoni”. Soggettista e sceneggiatrice per cinema e televisione, ha studiato con il premio Oscar Ugo Pirro e lavorato alla serie televisiva “Don Matteo” e al documentario di Alessandro Di Biase “Soltanto un nome nei titoli di testa”, dedicato allo sceneggiatore Ugo Pirro e in mostra al Festival del cinema di Venezia nella sezione Orizzonti nel 2008. Redattrice per la rivista online Celluloide, è presidente dell’associazione culturale “Parlamentaria – il Parlamento delle idee”.

“La Seduta è sospesa”, puoi dirci brevemente di che si tratta?
Si tratta di un romanzo di genere, un thriller “puro” nel senso che racchiude tutti gli elementi tipici di questo genere letterario. Dal mistero da svelare all’antieroe che viene chiamato in causa suo malgrado e si ritrova coinvolto in una storia molto più grande di lui. Ad accompagnare il lettore le paure, i sogni, l’occhio e le gambe del protagonista Dario un disincantato collaboratore parlamentare che arriverà a scoprire la verità passando attraverso una serie di peripezie sempre più pericolose man mano che ci si avvicina al finale e quindi allo svelamento dell’intrigo. Accanto a lui Irene una pragmatica ispettrice di polizia che aspetta un bambino da un uomo sposato. Anche il ritmo della storia è quello tipico del thriller: una partenza “morbida” – lenta, quasi in sordina – per poi accellerare pagina dopo pagina quando si cominciano a tirare le fila della storia. L’omaggio dichiarato e voluto è a Grisham, al suo modo avvincente di scrivere che ti tiene incollato alle pagine dall’inizio alla fine. Mi piacerebbe che fosse così anche per questo libro.

Come mai hai deciso di ambientare la storia proprio in Parlamento?
L’idea di raccontare il mondo della politica ce l’avevo in mente da diverso tempo. Sono state soprattutto due le spinte che mi hanno portato a questa scelta. La prima è stata il desiderio di affrontare una sfida, vincere un tabù. La politica che è protagonista del nostro quotidiano – dai tg alle prime pagine dei giornali senza contare le infinite discussioni che tutti noi facciamo al bar, coi colleghi in ufficio o la sera a cena cogli amici – nel nostro paese è completamente trascurata dalla narrativa e dal racconto sia cinematografico che televisivo . All’estero accade il contrario, basti pensare agli Stati Uniti dove scrittori e sceneggiatori hanno ambientato storie di ogni genere persino alla Casa Bianca nella Stanza Ovale. Il secondo motivo, altrettanto forte, è stato quello di voler raccontare un mondo di cui si pensa di sapere tutto, ma che in realtà è quasi del tutto sconosciuto, almeno in quello che realmente accade all’interno dei palazzi e che non viene mostrato e non si mostra. Un mondo che spesso è distante dall’immaginario colletivo che lo riguarda e che certo ha le sue luci e le sue ombre – come del resto ogni ambiente – ma dove non è ancora tutto perduto come si potrebbe pensare visto le vicende degli ultimi anni. La politica è un elemento fondamentale del libro che prova a raccontarla senza pregiudizi tenendo sempre presente che politica e politici sono due cose distinte e separate tra loro e che la prima se esercitata dalle persone giuste è ancora un’ arte nobile, come dicevano i latini.copertina

Una parlamentare dunque morirà in circostanze misteriose anche se appare tutto come un semplice malore, Dario, il suo collaboratore non ci vede chiaro e inizia un’indagine per conto suo coinvolgendo anche un’altra persona, quanto ha giocato il tuo mestiere di sceneggiatrice per rendere credibile i personaggi?
Nasco sceneggiatrice e questo indiscutibilmente ha avuto un peso non da poco nella costruzione dei personaggi, soprattutto in quella dei due protagonisti Dario ed Irene. I due hanno cominciato a prendere vita molto lentamente. All’inizio, in verità, erano quasi esclusivamente funzionali alla storia che – trattandosi di un thriller – aveva come è ovvio in questi casi una scaletta, una successione di eventi da raccontare chiara fin dal principio. Sapevo cioè cosa Irene e Dario dovevano fare e quando farla per portare avanti la storia così come era stata concepita e strutturata. Poi però, poco alla volta, i personaggi sono lievitati…come dei babà. Hanno preso corpo, hanno preso “rotondita” arricchendosi di una serie di caratteristiche, pregi e difetti, a cui all’inizio sinceramente non avevo pensato. Posso dire che la caratterizzazione del personaggi è forse la cosa della quale sono più soddisfatta o forse quella di cui ho meno da rimproverarmi ora quando lo rileggo. Chi scrive si sa che quando rilegge quello che ha scritto, soprattutto a distanza di tempo, è spesso tentato di voler cambiare tutto o buona parte se solo potesse tornare indietro. Ecco, potendo, io cambierei tante cose ma molto poco dei due protagonisti del libro.

Quanto c’è di autobiografico, visto che il coinquilino di Dario è uno sceneggiatore?
Moltissimo. Il libro pur trattandosi di un thriller che sfocia in una sorta di intrigo internazionale e quindi va da sè di una storia completamente inventata ha tanti elementi autobiografici, soprattutto nei dettagli . A cominciare dalla città in cui si svolge gran parte della storia ovvero Roma e che è la mia città “adottiva” visto che ci vivo da più di vent’anni, per finire al quartiere in cui abita il protagonista che è quello dove ho vissuto quando frequentavo l’università. Anche le case, quella di Dario e quella del senatore Fortis per esempio, sono “case che conosco bene”. Sono le case degli amici che, pensando si adattassero perfetamente ai personaggi, mi sono divertita a descrivere senza il loro permesso. E questo vale ovviamente anche per i personaggi. Bros, il coinquilino del protagonista, è un condensato di tutti gli aspiranti registi che ho incontrato negli anni.

Il tuo romanzo è ricco di descrizioni e di dettagli, è dovuto sempre al fatto che vedi le cose in maniera cinematografica?
Penso di sì. Scrivo per immagini anche involontariamente. E’ una sorta di “deformazione professionale”. Quando scrivo nella testa scorrono le scene, le immagini di quello che sto raccontando e questo è inevitabile che influenzi anche il modo di scrivere. Come i protagonisti della sceneggiatura anche quelli del romanzo per me hanno un volto ed una voce. Io lo chiamo “il cast immaginario”: metto insieme attori di ieri e di oggi, parenti amici o semplici conoscenti che senza saperlo danno un volto al personaggio che ho inventato. Certo il romanzo ti dà qualche vantaggio in più rispetto alla sceneggiatura: puoi permetterti il lusso di raccontare, anche con dovizia di particolari, il pensiero e i sogni dei personaggi che se si trattasse di un film avrebbero bisogno della cd voce narrante che dopo un po’, però, spesso viene a noia. In questo libro, ad esempio, i sogni del protagonista hanno un ruolo importante per far capire chal lettore chi è Dario. In una sceneggiatura renderli sarebbe stato più difficile. E poi nel romanzo non hai un budget da rispettare. Sei libero di far andare i tuoi personaggi in qualsiasi parte del mondo, fargli indossare ogni genere di vestiti o gioielli e non doverti preoccupare di suscitare l’ira del produttore perchè stai sforando.

Lo vedresti come un film? O una fiction? Ma soprattutto ti piacerebbe se diventasse un film o una fiction?
Mi piacerebbe molto che “La seduta è sospesa” arrivasse sullo schermo. Il grande schermo – neanche a dirlo – sarebbe il massimo per me, un sogno che si realizza vedere il libro che diventa un film. Nello stesso tempo la storia potrebbe anche diventare una fiction, magari due serate televisive. Certo sarebbero due cose molto diverse. I tempi televisivi e quelli cinematografici sono diversi e quindi anche l’adattamento della storia non sarebbe lo stesso per il piccolo o grande schermo. Non uno migliore o peggiore, solo diversi, pur nascendo dallo stesso libro. Al di là dei sogni, però, provando ad essere oggettivi, ritengo che la storia ben si presterebbe ad una trasposizione cinematografica. Per certi versi il libro, infatti, è un “road movie” perfetto almeno per come è concepita la prima parte della storia. E io ho un debole per i road movie.
(Enzo Latronico)

Sotto una luna occasionale

di Gian Paolo Bulla
Ed. Albatros

“Sic mea fata canendo solor…” (“Così allevio la mia sorte cantando…”): questa citazione tratta dai Carmina burana funge da appropriata cifra interpretativa di questa raccolta di poesie di Gian Paolo Bulla, che si è finalmente deciso – dopo decenni di attività poetica semiclandestina (sporadiche e occasionali sono infatti state sino ad ora le sue pubblicazioni di carattere poetico) – a pubblicare i suoi versi, a manifestare apertamente la sua passione e la sua vena, riconfermando il ruolo della poesia come “suprema finzione” (l’espressine di Wallace Stevens) in grado di consolare e di alleviare in qualche modo il nostro destino, i tanti dolori e ferite della nostra esistenza.
(Dal saggio introduttivo di Franco Toscani)

Copertina libro

Cosplay – Arte ludica contemporanea

di Anna Castelli
ed. I Saggi della Collana Imperium – 2014

PREFAZIONE
Parlare di una forma d’arte mentre si è ancora immersi nel suo movimento artistico, vitale e in evoluzione, non è impresa facile. Questo breve saggio raccoglie le considerazioni fatte durante la conferenza intitolata Cosplay & Costume Play: arte ludica nel pop contemporaneo che ho tenuto assieme dal dottor Mauro Trevisan, storico d’arte orientale come me, nei prestigiosi spazi del “portego” di Ca’ Pesaro per il Museo di Arte Orientale di Venezia il 22 febbraio 2014. La conferenza ha ottenuto il patrocinio della Soprintendenza Speciale per il patrocinio storico, artistico ed etnoantropologico e per il Polo Museale della città di Venezia e dei Comuni della Gronda Lagunare (MiBACT), ed è stata realizzata in collaborazione con Fondazione Musei Civici di Venezia.

Cosplay_Cover

Sapore di cinema

di Marilena Dattis

Ed. Falco

Presentato al Salone del libro di Torino, il volume è diviso in 3 parti, la prima è un racconto noir scritto con titoli di film, il blocco centrale raccoglie 999 battute tra le più belle del cinema, sui grandi temi della vita, divise per argomenti, e si chiude con 9 poesie per 9 film, da Neruda a Carver, da Massimo Troisi a Robin Williams, passando attraverso Whitman per giungere a Pasolini. La prefazione è stata scritta da uno dei più grandi doppiatori italiani, Pasquale Anselmo, voce ufficiale di Nicolas Cage.

Listener2

 

 

Prefazione

È stata una piacevole rivelazione scorrere le pagine di questo libro, una sorpresa crescente scoprire la varietà delle battute dei film, che lasciano trapelare la cura con la quale sono state scelte e incluse, ma che costituiscono una vera e propria risorsa per chi attraverso le parole del Cinema vuole rivivere una scena o anche solo riscoprirne l’efficacia .
«È solo una questione di parole, ma noi tutti sappiamo che le parole sono importanti». Questa battuta cinematografica, tratta da L’ultimo imperatore di Bernardo Bertolucci, è una delle battute più famose raccolte in questo libro.
William Burroughs scriveva «Ricordate che ogni parola è un’immagine». Se il cinema è ricco di parole che diventano immagini, ogni parola scelta, diventa fondamentale per l’immagine stessa. E di parole che rimandano alle immagini del cinema le pagine di questo libro sono piene.
Le battute proposte, dagli arbori fino ai giorni nostri, sono rappresentative della storia del cinema, tale è la loro consistenza. Altrettanto consistente è il numero dei film utilizzati per la parte letteraria-cinematografica, dando vita ad un racconto interamente scritto in prima persona, una storia meta-cinematografica, in cui i personaggi appassionano a suon di titoli per tutta la trama, con un risultato gradevole e divertente.
Infine, le nove poesie, mi hanno regalato una dolce emozione.
Tra l’altro, sono rimasto piacevolmente colpito per la scelta del testo di Raymond Carver, autore che amo in particolar modo.
Le parole del Cinema, per chi fa il nostro lavoro sono fondamentali e avere tra le mani questo libro è come avere un prontuario, una piccola enciclopedia di titoli, frasi celebri e dialoghi, suddivisi per argomento, un lavoro di ricerca prezioso che fa bene al cinema e al nostro mestiere.

Pasquale Anselmo

Come vivevamo felici

come-vivevano-felici-h600-web-7TUZQEHP

di Massimiliano Governi

ed. Giunti

“Come vivevamo felici” riscrive liberamente la storia di Bernard Madoff dalla parte di suo figlio, che a un anno di distanza dall’arresto del padre si uccide impiccandosi con il guinzaglio del cane. Il racconto diventa quasi più vero della storia reale e attraverso la lente della finzione mette in rilievo alcuni temi importanti che riguardano i nostri anni. Ci troviamo al confine tra la disperazione e il sogno, nel luogo magico in cui il desiderio di evadere incontra il dolore più cieco. Flashback dopo flashback, questo libro ci restituisce il sottosuolo dei dei più estremi e veri sentimenti, ci strappa il fiato per ogni episodio di vita raccontato, per ogni giorno che simbolicamente coincide con le sbarre di una cella che non lascia scampo, con una prigione che è in primo luogo un deserto interiore, un cuore che non sa usare nessuna parola.

 

I primi 99 modi in cui sono stata corteggiata

1374477_10201991138010785_608808027_n[1]di Barbara Braghin

ed. Autori Inediti

E’ uscito il primo libro di Barbara Braghin, la stravagante inviata di diverse testate giornalistiche, blogger, cabarettista, ed ex accompagnatrice e animatrice turistica. Il titolo è “I primi 99 modi in cui sono stata corteggiata”. Ed è proprio sulla sua gioventù (da zero a circa trent’anni) e sugli anni trascorsi all’estero, in città europee, caraibiche e mediorientali che ha scritto il suo libro un po’ autobiografico, un po’ no.  Toccando punti salienti sui corteggiatori, sfiorando malizia e ironizzando con la fantasia, ha scritto una piccola grande opera leggera, ma di sicuro, ricca di sorprese. Dulcis in fundo, la bellissima prefazione è di Enrico Vanzina, sceneggiatore e produttore cinematografico di film e commedie all’italiana di grande successo. Partendo da un fatidico pensiero, cioè quello di incontrare l’uomo giusto Barbara Braghin ha scritto “Quante volte ci è capitato di incontrare lo sguardo di un uomo… un attimo di passione destinato a finire al primo battito di palpebre. Eccoci qua, perennemente invaghite di uomini sbagliati e alla ricerca continua dell’uomo di una vita, l’uomo con cui iscriverci tra vent’anni ad un corso di tango, ancora innamorate come il primo giorno…  Dalla premonizione di una palmist costata ben più di venti sterline scopriamo una verità apparentemente banale: la cosa veramente importante non è evitare il bastardo di turno, ma è innamorarsi dell’uomo giusto”.  Un viaggio in compagnia di una donna di trent’anni che di uomini ne ha incontrati molti, ma che non ha ancora smesso di cercare! 99 uomini, 99 approcci, 99 modi (piu’ o meno accattivanti) con cui è stata corteggiata…”.

 

Come se fosse ieri

di Irene Vanni

ed. Fabbri Editori Life

Un concerto dei Duran Duran. Le amiche dei quindici anni. E di nuovo tutta la vita davanti.

“Erano bastate poche note e poche luci sul palco per tornare indietro. I Duran Duran erano tornati lì a loro volta, per farle ballare ancora sotto la luna, per incitarle a sognare, o forse per smettere di sognare e vivere davvero.”

Una storia divertente e dolceamara sulla forza dell’amicizia e sul coraggio di cambiare.

http://www.irenevanni.blogspot.it/p/eccoci-finalmente-con-lanteprima-del.html

7693_10200728098755754_742457018_n[1]

Roma Rossa

di Felice Maccaro

Ed. Arduino Sacco

Nelle piazze, lungo le strade, nelle viscere della metropolitana e nelle fabbriche scorre la vita di un pezzo di Roma. Mario è un avvocato tiepido nel lavoro quanto attaccato alla moglie Mariela e al figlio Samuele; Cecil è una donna piacente che convive con l’inquieto figlio Alberto; Adina è una giovane donna insicura dei suoi sentimenti; Federico è un affermato avvocato che non riesce a convivere con l’ingombrante memoria del suocero e Gaia è una mite artista incompiuta. In questo clima di stabile precarietà, questi individui faranno le loro mosse illudendosi di riuscire ad affrancarsi dalla propria miserabile sorte anche attraverso azzardi e crimini. Innescheranno un meccanismo che in modo spietato trascinerà tutti verso l’inesorabile epilogo. Qualcuno di loro diventerà un brigatista, qualcuno di loro riuscirà a salvarsi ma bene o male tutti saranno delle vittime…

921-988-thickbox[1]

James Bond (1962-2012). Cinquant’anni di un fenomeno cinematografico

di Marco Paracchini

Ed. Phasar

James Bond è costume, società, vita, rumors, azione, vendetta, sangue, rabbia, astuzia, sagacia, efficacia, merchandising e molto altro. 007 è l’emblema dell’evoluzione degli ultimi cinquant’anni, il simbolo di una giustizia che vive solo nella fiction, la personificazione dell’uomo duro e puro, l’allegoria di chi non deve mai chiedere permesso e la rappresentazione dei sogni (anche fornicanti) degli uomini.

Monty Python. L’autobiografia dei Monty Python

di Monty Python

Ed. Sagoma

Nel 1969, sei gentiluomini inglesi (in realtà c’erano due infiltrati, un gallese e un americano), uniscono le forze per creare un programma televisivo su un agente teatrale senza scrupoli, inaffidabile e viscido: Monty Python. Il team, in breve tempo, rivoluziona il mondo della comicità con gag surreali e un umorismo che sfida con classe la morale dell’epoca. I Python sono cool, eccentrici, visionari, assolutamente necessari. Tanto da essere definiti gli eredi dello spirito dei Beatles. Per la prima volta in Italia arriva la loro attesissima autobiografia.